Uvet, Patanè affida le sue agenzie a Massimo Segato

La divisione distribuzione di Uvet riparte da Massimo Segato – cavallo di razza ex Welcome Travel – che è stato scelto da Luca Patanè per guidare tutte le agenzie del Gruppo, dal network a marchio Uvet Travel System, alle agenzie di proprietà e associate in partecipazione (Last Minute Tour) fino ai consulenti di viaggio Personal Travel Specialist.

Segato, nominato quindi responsabile della divisione Distribuzione, prende il posto di Alberto Graziani (che aveva guidato la fase di transizione dopo l’addio di Andrea Gilardi a maggio 2021) che torna al suo ruolo di area manager national sales & account per il nord Italia di Uvet American Express Global Business Travel. Nel mezzo di questo avvicendamento si segnala anche la breve parentesi di Nicola Bonacchi: in carica solo per poche settimane come direttore generale dell’area leisure del Gruppo, t.o. inclusi.

Al momento, invece, sembrerebbe restare scoperta proprio l’area tour operating con Settemari, Amo il Mondo e Jump che a fine novembre avevano sospeso le vendite dell’inverno.

Laureato in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Venezia Ca’ Foscari e forte di un’esperienza trentennale nell’area commerciale, Massimo Segato è stato per anni lo storico braccio destro di Adriano Apicella nello sviluppo del network Welcome Travel. Ha iniziato la sua carriera nel 1990 in Alpitour nell’area vendite, per poi essere nominato direttore network di Buon Viaggio nel 1998. Quattro anni più tardi è approdato proprio a Welcome Travel Group dove, in qualità di direttore Rete punti vendita, ha guidato per 18 anni lo sviluppo del network di agenzie.

«Sono felice di poter dare il benvenuto a Massimo Segato – ha dichiarato Luca Patanè, presidente del Gruppo Uvet – Ci darà un contributo importante grazie al grande bagaglio di competenze ed esperienza che porta con sé e che lo hanno condotto a raggiungere ottimi risultati durante la sua lunga carriera».

«Approdare al Gruppo Uvet è un motivo di orgoglio – ha commentato Segato – Sono felice di iniziare questa nuova sfida professionale e di mettere a disposizione del team e dell’azienda conoscenze e sensibilità acquisite operando a lungo nella distribuzione organizzata. Lavoreremo con un forte senso di squadra avendo come scopo quello di portare valore alle agenzie, tenendo ben presente che il viaggio significa emozioni e che queste vanno poste al centro delle relazioni non solo nel B2C, ma anche nel B2B».

Fonte: lagenziaviaggi.it

Alpitour presenta Impact Report: 3 mld il valore re-distribuito

È stato presentato in Parlamento il primo Impact Report del Gruppo Alpitour, realizzato in collaborazione con Strategy Innovation, spin-off dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Lo studio ha l’obiettivo di evidenziare e richiamare l’attenzione sul peso e il ruolo del turismo per l’Italia, un business strategico che necessita di essere considerato un’industria centrale per l’economia del Paese.

A due anni dall’inizio dell’emergenza mondiale legata alla pandemia Covid-19, il turismo italiano versa ancora in una condizione complessa: la precarietà della situazione sanitaria, la fragilità dell’economia globale e l’instabilità degli equilibri geopolitici sono fattori che agiscono direttamente sul settore, tra i più duramente colpiti da questa incertezza, che ha eroso il mercato e ha portato lo storico 13% del PIL italiano a una quota molto inferiore, con ingenti perdite di fatturato per le aziende del turismo. Una ricchezza immensa che rischia di accusare nei prossimi anni ulteriori perdite e danni, se non si opererà velocemente un cambio di passo e percezione, in favore di un approccio più consapevole e che riconosca l’industry turistica nella complessità dell’intera filiera, avviando un dialogo che possa portare sostegno e sviluppo all’intero Paese e alle sue realtà imprenditoriali. Da queste riflessioni è nata la volontà del Gruppo Alpitour di avviare uno studio sui propri impatti economici, sociali e ambientali che – seppure riferiti ad un unico player di questa articolata industria – fornisca evidenti informazioni del ruolo che il turismo dovrebbe giocare in Italia.

Nel corso dell’emergenza degli ultimi due anni, abbiamo ricoperto un ruolo attivo per l’Italia e abbiamo messo a disposizione tutti gli strumenti in nostro potere per sostenere il Paese – ha detto Gabriele Burgio, presidente e ad del Gruppo Alpitour -. Ci siamo a lungo interrogati su come aiutare il settore e la sua ripartenza, come evidenziare le debolezze e le potenzialità di un’industria che vive pericolose contraddizioni e presenta enormi opportunità e talenti. È nata così la volontà di realizzare questo Impact Report che evidenzia in modo chiaro i flussi che muove la nostra azienda e che pensiamo possa essere un utile spunto per avviare delle riflessioni sul ruolo a cui il turismo deve ambire nel nostro Paese”.

L’analisi è durata mesi e ha mappato ogni area del Gruppo, coinvolgendo il Tour Operating, l’Aviation, l’Hotel Management, l’Incoming & i servizi DMC, oltre al Retail attraverso il network di agenzie di viaggio sul territorio nazionale. La ricerca ha preso in esame i principali stakeholders del Gruppo, ossia famiglie, imprese e Stato, riuscendo anche a quantificare gli impatti diretti e indiretti che le azioni e il business generano. I dati si riferiscono al 2019, l’ultimo anno che racconta una fotografia credibile dei trend e della situazione di mercato in condizioni di normalità e crescita.

I risultati hanno evidenziato un valore economico totale distribuito dal Gruppo Alpitour di 3 miliardi, con una ricaduta occupazionale diretta e indiretta su 27.704 persone, per un equivalente di 106 milioni di euro destinati alle famiglie. L’azienda intrattiene, inoltre, rapporti commerciali diretti con 14.762 fornitori, di cui il 79% italiani, e realizza un flusso di 2.8 miliardi in favore delle imprese. Analogamente, per portare avanti il suo business, il Gruppo versa direttamente allo Stato 7 milioni, a cui si aggiungono 44 milioni di euro indiretti, derivanti dall’attività secondaria dei suoi fornitori e partner.

Oltre alla spinta economica per il Paese, il Gruppo ricopre un ruolo attivo nell’ambito della formazione e dell’impegno ambientale e sociale: un compito interpretato con passione e responsabilità da chi rappresenta da 75 anni la prima realtà nazionale per viaggi e vacanze. Oltre 68.000 ore di formazione e 25.870 individui coinvolti in attività a supporto della crescita personale: dal primo dopoguerra ad oggi, il Gruppo indica e segue le evoluzioni del turismo, distribuendo tecnica, sviluppo e innovazione al settore e a chi vi lavora. Un’attenzione che si riflette anche sull’ambiente e sulle sue forme di vita: l’azienda investe ogni anno circa 1.6 milioni di euro in progetti volti alla riduzione dell’impatto ambientale e alla salvaguardia di ecosistemi e biodiversità. Un impegno che ha portato a ricevere nel 2021 il premio “Green Star” dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza come la migliore azienda del settore in ambito sostenibilità.

Uno degli obiettivi dell’Impact Report è anche evidenziare l’importanza economica, culturale e sociale del turismo in Italia, sottolineando gli impulsi allo scambio, all’innovazione, alla crescita personale e professionale di ogni individuo. L’emergenza ha mostrato con chiarezza le debolezze e la frammentazione del settore, che nel 2019 muoveva il 13% del PIL nazionale, occupando 3,5 milioni di persone. Un business che non solo valorizza i simboli e le ricchezze del nostro Paese in tutto il mondo, ma un’industria che deve superare una visione stanca e un approccio parziale per rivestire il reale ruolo strategico del turismo. In quest’ottica è necessario contemplare l’interezza del settore, comprendendo che tutte le forme – turismo domestico, incoming e outgoing – portano valore al Paese. È necessario riconoscere la varietà del comparto, composto da aziende e realtà famigliari, superando però una frammentazione che rischia di essere dispersiva e controproducente al brand Italia.

L’Italia ha un potenziale immenso – ha commentato Giorgio Palmucci, presidente ENIT – e per questo dobbiamo promuovere un cambio di passo e potere così cogliere tutte le opportunità che avremo per rianimare il turismo. Gli studi indicano che nei prossimi anni cambieranno le abitudini, i trend e i paesi visitati. È, dunque, necessario uscire da una sterile dicotomia tra incoming e outgoing, per comprendere che la ricchezza del turismo risiede nelle sue molteplici forme: nel promuovere il brand Italia all’estero, nell’accogliere al meglio gli stranieri, nell’accompagnare gli italiani a esplorare il mondo con aziende e dipendenti italiani, riconosciuti per esperienza e professionalità”.

La presentazione in Parlamento, riservata alle rappresentanze politiche, è stata organizzata su iniziativa dell’Onorevole Martina Nardi, presidente della 10ª Commissione delle Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati.

L’Italia non riparte senza turismo e soprattutto senza un buon turismo – ha concluso Martina Nardi, presidente della Commissione Attività produttive della Camera -. Per questo è importante un lavoro come il primo Impact Report del Gruppo Alpitour. Due anni di pandemia prima e gli inevitabili effetti della guerra ucraina oggi cambieranno i flussi turistici in modo forse irreversibile: abbiamo bisogno di idee e di ‘mappe’ per costruire il nuovo turismo”.

Fonte: travelstop.com

Bankitalia e la ripresa mancata del travel

Il 2021 si è chiuso con l’industria turistica ancora in sofferenza e il nuovo anno, al netto delle riapertura, a causa della guerra, non vedrà probabilmente la piena ripresa dei flussi. Bankitalia ha fatto sapere, venerdì, che a dicembre il saldo della bilancia dei pagamenti turistici dell’Italia aveva registrato un avanzo di 0,4 miliardi di euro (avvicinandosi agli 0,5 miliardi del dicembre 2019 del pre Covid).

Nonostante l’introduzione di ulteriori restrizioni ai viaggi internazionali causa Omicron – ricapitola Il Sole 24 Oresia la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia (1,5 miliardi) sia quella dei viaggiatori italiani all’estero (1,1 miliardi) erano state più elevate di quelle di dicembre 2020 (rispettivamente di 0,5 e 0,3 miliardi).

Guardando all’intero ultimo trimestre dello scorso anno, la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia e quella dei viaggiatori italiani all’estero erano quasi triplicate rispetto allo stesso periodo del 2020. Un dato solo in apparenza positivo, però, perché, in confronto con il corrispondente periodo del 2019,si registrava comunque una contrazione del 31,2% dei flussi in ingresso e del 42,5% di quelli in uscita.

In tutto il 2021, poi, secondo i dati provvisori della Banca d’Italia, si era registrato un avanzo della bilancia turistica pari allo 0,5% del Pil, in marginale miglioramento rispetto al 2020. In generale, la spesa dei viaggiatori internazionali in Italia è aumentata di circa il 25% in confronto all’anno prima e quella dei viaggiatori italiani all’estero di oltre il +30%. Ma entrambi i flussi restavano circa la metà di quelli nel 2019. Tutto da verificare, invece, l’impatto negativo che avrà sul turismo la guerra in Ucraina.

A corredo dei dati Bankitalia, sono arrivati quelli di Coldiretti, secondo cui sei stranieri su dieci (58%) hanno dovuto rinunciare a venire in Italia nel 2021 con il dimezzamento nella spesa dei viaggiatori dall’estero e un buco di 22,5 miliardi di euro rispetto al 2019, l’ultimo anno prima della pandemia. Dai coltivatori diretti pressing sulla necessità di definire le regole post Covid in vista della Pasqua, come richiesto anche dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia.

Preoccupati anche gli albergatori italiani. «I dati della Banca d’Italia confermano il lento percorso verso la ripresa avviato lo scorso anno ma oggi drammaticamente interrotto dalla guerra che sta facendo sentire i suoi effetti anche sul settore turistico alberghiero», dichiara Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi, che avverte: «Stiamo registrando un fermo pressoché totale delle prenotazioni per i prossimi mesi. In particolare per quello che riguarda il turismo internazionale. Il dramma del conflitto ha imposto un nuovo duro colpo anche al nostro settore».

E ancora: «La progressiva uscita dall’emergenza con la roadmap per il superamento delle misure anti Covid su cui sta lavorando il ministro Garavaglia è certamente importante per riattivare almeno il turismo di prossimità. Ma potrebbe non bastare. La combinazione della debolezza dei mercati e della crescita esponenziale dei costi legati all’energia e alle materie prime che pesa enormemente anche sul settore alberghiero rischia di costringerci a un ulteriore fermo che dopo due anni di pandemia non possiamo permetterci».

Fonte: lagenziaviaggi.it

Gattinoni verso l’acquisizione di Robintur

Il panorama della distribuzione italiana continua nel percorso di consolidamento e il protagonista, ancora una volta, sembra essere Franco Gattinoni. Il Gruppo guidato dall’imprenditore lecchese, infatti, sarebbe in trattativa con Robintur Travel Group per l’acquisizione del ramo di agenzie di viaggi (che comprende Robintur, le adv Viaggi Coope e la sezione business travel BTExpert).

La conferma – dopo il susseguirsi di voci e indiscrezioni nelle ultime settimane – arriva dal sindacato Filcams Cgil che ieri ha sottolineato con una nota l’esigenza di garantire occupazione e presidio territoriale per i dipendenti dell’azienda controllata da Coop.

Per il sindacato, infatti, è necessario monitorare “con massima attenzione l’operazione che, se si concluderà, sarà positiva dal punto di vista della riorganizzazione del turismo organizzato dopo la crisi pandemica: si andranno infatti a unire due importanti realtà che sono basate su una rete di distribuzione diretta, che conta quindi su un patrimonio di professionalità e persone, legate al territorio sia sul mercato leisure che su quello dei viaggi di lavoro”.

IL BARICENTRO EMILIA ROMAGNA

Gattinoni, sentito nelle ultime ore dal nostro giornale, non smentisce né conferma le notizie trapelate, ma la ricerca di sinergie tra i due Gruppi è fatto noto e rientra di diritto nel piano quinquennale di espansione della società più volte ribadito nel corso di questi anni. L’operazione con Robintur, infine, completerebbe l’ampliamento territoriale di Gattinoni nell’area Emilia-Romagna e Marche che è già stata al centro delle ultime acquisizioni del Gruppo nel 2019 con le operazioni di acquisto di Marsupio Group, Seanet e Fespit e la creazione della rete-satellite MyNetwork.

Inoltre se l’operazione avverrà, come dichiarato dalle aziende, con l’acquisto delle quote societarie, “non vi saranno conseguenze giuridiche su lavoratrici e lavoratori di Robintur e delle altre società del gruppo, l’operatore di business travel BTExpert in primis“, dichiara la Filcams.

LE RICHIESTE DEI SINDACATI

I sindacati, quindi, hanno già avanzato la richiesta a Gattinoni di attivare un confronto sul piano industriale e per avere garanzie sull’occupazione sia in termini numerici che qualitativi. “Servono certezze per i lavoratori e le lavoratrici del gruppo Robintur, prostrati da due anni di ammortizzatori sociali e difficoltà legate al Covid-19, al fine di rilanciare l’attività aziendale partendo dalle persone e dalla qualità del lavoro”, conclude la nota dell’organizzazione.

La Filcams Cgil Bologna, infine, ha informato che ha già avviatoun immediato confronto assembleare con le lavoratrici e i lavoratori. “Robintur è una presenza storica sul nostro territorio e verificheremo che questa operazione non abbia conseguenze negative sugli addetti”. Per questo motivo il sindacato ha indetto due assemblee ch si svolgeranno venerdì 4 marzo con i lavoratori della sede centrale di via Martin Luther King (sia per Robintur sia per BtExpert) e lunedì 7 marzo nel salone Di Vittorio presso la Cdlm di Bologna, per tutti i lavoratori delle agenzie di viaggi.

 

Fonte: lagenziadiviaggi.it

Voli ripresa nel 2025: lo scenario di Iata

Il ritorno alla normalità e ai trend di crescita pre Covid nel traffico aereo avverrà solo nel 2025 con una stima di circa 4 miliardi di passeggeri. È l’ultima previsione aggiornata di Iata (International Air Transport Association) che fra tre anni pronostica un livello del 101% di viaggiatori rispetto a queli del 2019, ultimo anno di comparazione prima dell’emergenza Covid. Un quadro previsionale che fissa l’obiettivo del sostanziale pareggio entro il 2025, quindi.

«Il trend che segna il recupero del numero di passeggeri – osserva Willie Walsh, direttore generale Iata –non è stato modificato dalla variante Omicron. Questo denota che le persone vogliono viaggiare e quando le restrizioni di viaggio vengono revocate, c’è un immediato rimbalzo nel numero di passeggeri aerei. Ovviamente c’è ancora molta strada da fare per raggiungere uno stato di normalità, ma le previsioni per l’evoluzione del numero di passeggeri danno buone ragioni per essere ottimisti».

L’aggiornamento di febbraio riguardo alle previsioni a lungo termine segnala nel dettaglio, che se lo scorso anno si era registrato un 47% di volume di traffico rispetto al 2019, per quest’anno gli analisti prevedono un recupero di traffico al 69%, nel 2023 all’83%, al 94% nel 2024 e al 101% nel 2025.

Si tratta di uno scenario di ripresa internazionale a breve termine leggermente più ottimistico rispetto a novembre 2021, basato sul progressivo allentamento o eliminazione delle restrizioni di viaggio in molti mercati. Ciò ha visto miglioramenti nei principali mercati del Nord Atlantico e intra-europei, rafforzando la linea di base per la ripresa.

Anche se si prevede che l’Asia-Pacifico continuerà a ritardare la ripresa rispetto al mercato più grande della regione, la Cina, che al momento non mostra alcun allentamento delle sue severe misure di confine per i prossimi mesi.Le prospettive per l’evoluzione del numero dei viaggiatori domestici sono però leggermente più pessimistiche rispetto a novembre. Mentre il mercato interno degli Stati Uniti si è ripreso, lo stesso non vale per gli altri principali mercati interni di Cina, Canada, Giappone e Australia.

«I fattori più incidenti nel traffico passeggeri – prosegue Walsh – sono le restrizioni che i governi impongono ancora ai viaggi. Fortunatamente, più governi hanno capito che le restrizioni di viaggio hanno un impatto a lungo termine minimo o nullo sulla diffusione di un virus. E le difficoltà economiche e sociali causate da un beneficio molto limitato semplicemente non sono più accettabili in un numero crescente di mercati. Di conseguenza, la progressiva rimozione delle restrizioni sta dando una spinta tanto necessaria alle prospettive di viaggio».

LE PREVISIONI PER AREA GEOGRAFICA

A conti fatti non tutti i mercati o settori di mercato si stanno riprendendo allo stesso ritmo. Nella breve analisi per macro regioni si evidenzia che in Asia-Pacifico la lenta rimozione delle restrizioni ai viaggi internazionali e la probabilità di rinnovate restrizioni interne durante le epidemie di Covid farà segnare quest’anno solo il 68% dei livelli del 2019 ovvero il risultato più debole tra le principali regioni del mondo.

Mentre in Europa, nei prossimi anni, si prevede che il mercato intra-europeo trarrà vantaggio dalle preferenze dei passeggeri per i viaggi a corto raggio man mano che la fiducia riprenderà. Ciò sarà facilitato da una circolazione sempre più armonizzata e priva di restrizioni all’interno dell’UE. Si prevede che il numero totale di passeggeri da/per/all’interno dell’Europa raggiungerà l’86% dei valori del 2019 nel 2022, prima di recuperare completamente nel 2024 (105%).

Così come in Nord America, nel 2022, il numero di passeggeri raggiungerà il 94% dei livelli del 2019 e la piena ripresa è prevista solo nel 2023 (102%), comunque prima rispetto ad altre regioni.

In Africa le prospettive di traffico passeggeri sono leggermente più deboli nel breve termine, a causa dei lenti progressi nella vaccinazione della popolazione e dell’impatto della crisi sulle economie in via di sviluppo e supererà i livelli pre-crisi solo nel 2025 (101%).

In Medio Oriente, con mercati a corto raggio limitati, si prevede che la connettività a lungo raggio attraverso i suoi hub si tradurrà in una ripresa più lenta, ed il numero di passeggeri da/per/all’interno del Medio Oriente raggiungerà l’81% dei livelli del 2019 nel 2022, il 98% nel 2024 e il 105% nel 2025.

Infine in America Latina, con un traffico relativamente resiliente durante la pandemia, si prevede che già quest’anno si potrà avere una ripresa più consistente del traffico passeggeri e un livello superiore al 2019 già il prossimo anno.

Ovviamente su tutti questi scenari pesano le recentissime vicende legate alla guerra in Ucraina, ovvero la chiusura sine die degli spazi aerei da tutta Europa per la Russia e possibili ripercussioni anche per tutte le rotte lungo raggio che dall’Europa sono dirette agli scali asiatici. Accadimenti, questi, che non è stato ancora possibile quantificare dalla stessa Iata e che sicuramente determineranno dei correttivi nelle analisi previsionali sul traffico aereo da qui a fine mese.

Fonte:lagenziadiviaggi.it