Bluvacanze si sviluppa all’estero con Enrico Ruffilli

Bluvacanze, azienda partecipata al 100% da Msc Cruises, accelera sul progetto di internazionalizzazione per le business unit corporate travel, tour operating e retail. Il nuovo dipartimento che coordinerà e orienterà il programma di sviluppo sarà attivo già dal prossimo marzo e sarà guidato da Enrico Ruffilli, che vanta 26 anni di esperienza nella travel industry, di cui gli ultimi venti operando a capo di Uvet-Gbt American Express.

Ruffilli opererà come global business development director, a diretto riporto del ceo Domenico Pellegrino.

«Nonostante le criticità che il settore ha vissuto negli ultimi due anni, il nostro Gruppo ha deciso di puntare fortemente alla crescita attraverso un’evoluzione verso i mercati internazionali, vocazione naturale dell’intera struttura Msc. Sono certo che Enrico rappresenterà un valore aggiunto per l’intero progetto», ha dichiarato Pellegrino.

«L’ambizioso programma di sviluppo di Cisalpina Tours, con Going e Bluvacanze, l’incredibile know how e visione strategica dell’intero Gruppo Msc rappresentano un’opportunità unica ed esaltante. Sono sicuro che ciò mi consentirà di crescere ulteriormente, a livello professionale e umano», ha concluso Ruffilli.

Fonte: lagenziadiviaggi.it

Banche, la sfida fintech: perchè Intesa Sanpaolo e Unicredit accelerano sul digitale

Intesa Sanpaolo vuole lanciare una nuova banca interamente digitale, Isybank. Unicredit ha annunciato investimenti per 2,8 miliardi nel digitale e l’inserimento di 2.100 persone nell’area Digital&Data. Le banche tradizionali si attrezzano alla sfida del fintech. Ecco come

Anche Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno deciso di entrare con convinzione nell’arena del fintech, la prima preparandosi ad aprire una nuova banca interamente digitale, Isybank, la seconda annunciando investimenti per 2,8 miliardi nel digitale e l’inserimento di 2.100 persone nell’area Digital&Data. Un percorso in qualche modo obbligato in un contesto nel quale, negli ultimi anni, ha fatto irruzione la trasformazione digitale, rompendo equilibri e stravolgendo scenari.

Dalla “capostipite” FinecoBank, la banca diretta multicanale indipendente entrata nel gruppo Unicredit e poi ceduta, fino alla recente Illimity, gruppo bancario ad alto tasso tecnologico fondato e guidato da Corrado Passera, le banche digitali hanno cominciato da tempo a marcare il territorio in Italia. E continueranno a farlo. Per questo anche l’istituto guidato dal CEO Carlo Messina e quello capitanato da Andrea Orcel si stanno attrezzando.

Come sarà Isybank di Intesa Sanpaolo

Il progetto di Intesa Sanpaolo è “in stato avanzato e sarà operativo in breve tempo” ha dichiarato Messina nel corso della presentazione del nuovo piano d’impresa. La nuova piattaforma nasce “per servire efficacemente una parte significativa della clientela di Intesa Sanpaolo che non si reca nelle filiali”. Si stima che siano 4 milioni di persone, in grado di generare circa 200 milioni di ricavi.

Banche, la sfida fintech: perché Intesa Sanpaolo e Unicredit accelerano sul digitale

Intesa Sanpaolo vuole lanciare una nuova banca interamente digitale, Isybank. Unicredit ha annunciato investimenti per 2,8 miliardi nel digitale e l’inserimento di 2.100 persone nell’area Digital&Data. Le banche tradizionali si attrezzano alla sfida del fintech. Ecco come
Consente all’invio di materiale promozionale, compimento di ricerche di mercato o di comunicazioni commerciali con modalità di contatto automatizzate e tradizionali delle Contitolari per conto di terzi (senza comunicazione dei dati ai medesimi) che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio.
La nuova banca digitale, nelle intenzioni di Messina, “anticipa la minaccia fintech, trovando soluzioni perché le persone possano continuare a lavorare con serenità nel gruppo”. Isybank, viene riferito, conterà dunque su tecnologie all’avanguardia, cloud-native adattabile alla clientela multi-valuta e multinazionale e si avvarrà della partnership con la Fintech leader Thought Machine. Il gruppo bancario ha annunciato un investimento di 40 milioni di sterline in questa società tecnologica di core banking con sede nel Regno Unito, che ha sviluppato le fondamenta delle attività di banking moderne e il cui motore di core banking nativo nel cloud, Vault, è utilizzato dalle principali banche e istituzioni finanziarie di tutto il mondo, tra cui JPMorgan Chase, Lloyds Banking Group e altri. La proposta digitale potenziata include app, contact center, atm e Mooney (la piattaforma creata in partnership con Enel), oltre a percorsi interamente digitali “per fornire alla clientela la migliore esperienza digitale sviluppata da Artificial Intelligent Sales di Intesa Sanpaolo”.

Perché Intesa Sanpaolo crea una banca digitale

Il fintech è un’opportunità o “una minaccia”, come dice Messina? In una fintech company l’applicazione delle nuove tecnologie è in grado di creare prodotti, servizi, modelli di business tali da incidere significativamente sull’ecosistema finanziario e trasformarlo, protagonisti inclusi. Se dunque, dal punto di vista delle startup, dell’imprenditoria innovativa e anche, non dimentichiamolo, degli utenti, questo spazio è ricco di opportunità, per una banca tradizionale si tratta di una sfida che potrebbe, nel medio e lungo periodo, attaccarne e corroderne le fondamenta.

Primo gruppo italiano del credito, con utili a 4,18 miliardi, che dovrebbero toccare i 6,5 miliardi nel 2025, Intesa non può fare a meno del business digitale, ma non può nemmeno “smontare” la banca tradizionale.

Ecco che si apre una grande sfida per un soggetto storico ma obbligato a restare al passo con i tempi: cambiare radicalmente cultura, provvedere a formare nuovamente molti dipendenti (il cosiddetto reskilling) che altrimenti sarebbero destinati ad uscire, fare profitti sostanziosi con un modello di business totalmente nuovo.

Si parte dal taglio delle sedi fisiche: Isybank permetterà una riduzione di circa 1.500 filiali (di cui circa 450 chiuse già nel quarto trimestre 2021) e un modello omnicanale per circa 9 milioni di clienti piccole e medie imprese e retail con esigenze finanziare più sofisticate, per i quali sono previste circa 1.800 filiali dedicate.

Unicredit e l’investimento in digitale

Anche Unicredit ha deciso di investire concretamente nella trasformazione digitale del comparto bancario. L’amministratore delegato Andrea Orcel ha dichiarato qualche settimana fa: “Sul digitale investiremo 2,8 miliardi (…). A livello di gruppo prevediamo l’inserimento di 2.100 persone nell’area Digital&Data (…) Abbiamo concordato un nuovo piano di assunzioni, ma anche il re-skilling delle nostre risorse. Dobbiamo trasformare la banca dall’interno, puntando su clienti-relazione-fiducia”.

Un piano che parte dalla constatazione del divario sempre più profondo che si sta creando tra il vecchio modo di fare banca e il nuovo. “Sono convinto – ha detto Orcel – che le banche abbiano reputazione, fiducia dei clienti, capacità operative molto più radicate delle fintech. Ma i clienti che guardano Netflix, quando vengono sui nostri canali digitali, vogliono lo stesso livello di esperienza. E ora non la trovano”.

La reazione di FinecoBank: finalmente “sdoganato” il fintech in Italia

L’arena del fintech comincia a farsi troppo affollata? Sembrerebbe di no dalla reazione del numero uno di FinecoBank, Alessandro Foti, che così ha commentato il fatto che Intesa Sanpaolo e Unicredit vogliano spingere l’acceleratore sul digitale: “Per noi è positivo quando la più grande istituzione finanziaria italiana fa una virata a 180 gradi e presenta come pietra angolare del proprio piano il processo digitalizzazione, aggiungendo che non vuole più acquisire banche, ma semmai chiudere sportelli: è proprio quello su cui abbiano costruito la nostra banca”. Il manager prevede uno scenario in cui la competizione incentiverà il business: “Ci sarà un allargamento importante della potenziale platea di clienti: la torta si allarga. In effetti se i primi clienti si chiedevano se il digitale andasse nella direzione giusta, ora non hanno più dubbi. Inoltre il campo della competizione si sposta sul nostro terreno, quello dove siamo forti, ossia quello della qualità, dell’efficienza e dei servizi”. Foti ha ricordato che è stato molto più difficile conquistare clienti venti anni fa, “quando non era scontato aprire un conto digitale. (…) Per noi, quindi, il fatto che si competa su tale terreno vuol dire che è stato sdoganato il nostro mondo”.

Fonte: economyup.it