Un prelievo secco del 25 per cento su ogni transazione online con società che non hanno una organizzazione stabile in Italia. La nuova ‘digital tax’ che potrebbe essere inserita nella legge di stabilità si prepara a riscrivere le regole della concorrenza.
Tra i punti forti dell’ecommerce, storicamente, c’è sempre stato il prezzo. Un vantaggio che deriva non solo da economie di scala, ma anche dai diversi regimi fiscali. Spesso, infatti, le società che operano online non hanno sede in Italia e, dunque, non sono soggette alla medesima tassazione rispetto ai loro concorrenti radicati sul territorio. In altre parole è come se i negozi online godessero di un regime fiscale agevolato che permette loro di limare sul prezzo senza intaccare i margini.
Se dal punto di vista dello Stato il tutto si traduce in un mancato gettito fiscale, per il commercio (e le agenzie di viaggi) la questione è diversa e ruota intorno alla concorrenza. In passato, più volte il settore dei viaggi e delle vacanze aveva puntato il dito contro questo meccanismo.
Ora, la cosiddetta ‘digital tax’ potrebbe appianare le differenze e far giocare agenzie di viaggi e internet ad armi pari. Con un gettito previsto, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, dai 2 ai 3 miliardi l’anno.
Sempre secondo il quotidiano finanziario l’imposta dovrebbe prendere il via nel 2017, ma ci sono già proposte per anticipare il debutto al prossimo anno.
Fonte TTG Italia