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Il costo delle transazioni tramite Pos

    L’incidenza del Bancomat e delle carte di credito nei conti economici delle imprese di turismo
    Da qualche tempo si parla di pagamenti mediante carte di debito e credito da parte dei soggetti che effettuano attività di vendita di prodotti e di prestazioni di servizi al pubblico. L’argomento è tornato di attualità dopo l’annuncio del Consiglio dei Ministri sul Decreto di recepimento in Italia della Direttiva europea sui servizi di pagamento e le commissioni interbancarie sulle operazioni con carte di pagamento.
    L’obiettivo è di garantire eque condizioni e maggiore trasparenza al sistema dei pagamenti elettronici.
    Dal 30 giugno 2014 – come è noto – vige l’obbligo per ogni esercente di munirsi di Pos (Point of sale) e farsi carico di tutti i costi di mantenimento. Pur senza la previsione di un sistema di sanzioni amministrative pecuniarie, si è assistito ad un incremento esponenziale di circa il 58% delle installazioni di Pos avvenute negli ultimi 6 anni, così come delle transazioni con bancomat che sono aumentate di oltre il 48% in meno di 5 anni. Segno che non è con l’applicazione di sanzioni che si riesce a condizionare la libera attività d’impresa. Si deve però considerare che, con particolare riferimento al settore della distribuzione di servizi turistici, l’utilizzo da parte dei consumatori della moneta elettronica per il pagamento del prezzo del pacchetto turistico, biglietto di trasporto, soggiorno alberghiero e di altri servizi turistici intermediati dalle imprese di viaggi ha una incidenza economica maggiore sui conti delle imprese del comparto rispetto ad altri settori commerciali. Infatti, l’impatto non deve essere misurato sul valore della transazione, ma sull’importo della provvigione maturata dall’impresa di viaggi intermediaria. L’agenzia di viaggi di solito incassa il prezzo della vendita direttamente dal cliente e rimette il corrispettivo al netto della sua provvigione al fornitore del servizio turistico.

    I margini
    L’Agenzia delle Entrate ha rilevato nello studio di settore WG78U – pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre 2015, n. 301, S. straordinario n. 19 -, in vigore nel triennio 2015 – 2017, che i margini d’intermediazione commerciale che sono considerati coerenti vanno da un 4/5 % per la vendita di biglietterie e di altri servizi turistici all’ 8/9 % per la vendita di pacchetti turistici organizzati dai tour operator.
    L’incidenza del costo della commissione passiva per l’utilizzo della carta, la cui percentuale è mediamente ricompresa tra l’1,20% ed il 3,6% del prezzo della transazione, comporta pertanto un onere economico notevolmente superiore, che oscilla tra un minimo del 13/16% fino a raggiungere anche punte del 30% dei ricavi che non sono rappresentati appunto dal prezzo di vendita del biglietto/pacchetto/servizio turistico ma dalla provvigione. Lo stesso ministero dell’Economia e delle Finanze ha evidenziato anche i costi fissi in media intorno ai 2-5 euro mensili per terminali innovativi e intorno ai 10-15 euro per apparecchiature più tradizionali, che si traducono in un onere medio aggiuntivo fisso tra 25-60 euro all’anno nel primo caso e 120-180 euro nel secondo.
    Il divieto di surcharge, ossia l’applicazione di un sovraprezzo per l’utilizzo di determinati strumenti di pagamento così come commis- sioni di importo ridotto per i pagamenti fino a 5 euro rispetto a quelle applicate alle operazioni di importo pari o superiore, oltre le sanzioni a carico degli inadempienti non hanno effetti positivi sul settore della distribuzione dei viaggi. Tanto per fare un e-sempio non troppo lontano i vettori aerei per anni hanno applicato sui biglietti di trasporto una “fuel surcharge” per l’incremento del costo del carburante, distinto rispetto alla tariffa aerea. Nessuna obiezione su questo tema è stata sollevata dalle Autorità competenti, tranne le legittime contestazioni da parte delle Associazioni di categoria delle agenzie di viaggi.
    Il valore medio delle transazioni nelle imprese di viaggi è decisamente superiore a 5 euro, se si pensa ad esempio che il prezzo di un pacchetto per una destinazione in Europa può aggirarsi sui 1.000 euro. Orbene dalla provvigione maturata dall’agenzia di viaggi di circa 90 euro lorde dobbiamo togliere almeno 12 euro di commissione passiva se la transazione viene regolata con una carta di pagamento. Il risultato è una incidenza di circa il 13- 15 %. Per promuovere l’utilizzo delle carte anche per i pagamenti effettuati nelle imprese del turismo bisogna quindi decisamente puntare alla riduzione delle commissioni sulla moneta elettronica.

    L’innovazione tecnologica
    In Italia la diffusione dei pagamenti elettronici sarà sempre più influenzata dell’incessante innovazione tecnolo- gica, come sta già accadendo in altri Paesi dell’eurozona laddove è crescente l’impatto dei “new digital payment” – pagamenti a distanza (e-commerce), tramite smartphone (mpayment), in prossimità (contactless) – che in molti casi riducono ulteriormente la necessità di strumenti hardware, così come dei Pos. Forse tali nuovi strumenti potrebbero rendere più competitivi i pagamenti elettronici.
    Ad ogni buon conto il messaggio è di non penalizzare il mercato turistico in una fase di iniziale ripresa, ma anzi di assumere iniziative normative volte a volerlo rendere più competitivo, definendo specifiche norme di attuazione del regolamento (Ue) n. 2015/751 nelle parti in cui è lasciata la facoltà al Paese membro di adottare determinate misure con la finalità di ridurre effettivamente il costo dei mezzi di pagamento elettronici in Italia, tenendo conto delle peculiarità del settore della distribuzione turistica.

    Fonte guidaviaggi.it

    Ufficio Stampa

    Ufficio Stampa